NAPOLI. Oggi pomeriggio alle ore 14:30 presso l’impianto sportivo “A. Vallefuoco” è andata in scena la sfida tra Neapolis ed Acerrana, gara risoltasi con la vittoria di misura dei granata e valida per la nona giornata del campionato di Promozione Campania girone A.
Al termine della sfida è esplosa la rabbia dei padroni di casa, per una direzione di gara ritenuta a dir poco insoddisfacente. La nostra redazione ha dunque raggiunto il Presidente del sodalizio Neapolis CS, Armando La Peccerella, col quale abbiamo discusso a 360° delle problematiche arbitrali e dell’insoddisfazione crescente dei club dilettantistici campani, che si sentono alla mercé di fischietti spesso arroganti e impreparati.
NON SIAMO CAVIE
“Partiamo da un asserzione molto semplice, l’arbitro da nomenclatura tecnica viene chiamato anche giudice di gara, dunque in quanto tale è chiamato a giudicare seguendo un regolamento ed attuando decisioni. Per quanto mi riguarda credo non sia minimamente paragonabile un errore di un arbitro con quello di un calciatore, per un semplice motivo – spiega La Peccerella – se sbaglia il primo, nella maggior parte dei casi, il suo errore è determinante ai fini del risultato, mentre il secondo pur sbagliando a quasi sempre modo di rimediare. Dico tutto questo perchè non trovo affatto giusto che in Eccellenza, Promozione e Prima Categoria, dove il coefficiente di difficoltà è altissimo e lo è anche l’agonismo in campo, si mandino giovani arbitri a far danni. A questo punto devo pensare che noi società dilettantistiche siamo le cavie del calcio“.
CASO MAGLIA DA GIOCO
Non solo le decisioni in campo, quest’anno Neapolis in difficoltà anche per una novità giunta dai massimi livelli dell’AIA: “La situazione per noi è grottesca quest’anno, il buon Nicchi ha deciso infatti di cambiare sponsor tecnico, per carità nulla da eccepire se non per il fatto che ci sta creando non pochi problemi. Motivo? Il nuovo sponsor non ha fornito altre serie di maglie agli arbitri se non quelle fluorescenti, noi che abbiamo la maglia giallogrigia siamo costretti a fare mille perizie ogni volta. Sono trent’anni che indossiamo questa maglia, mio padre stabilì questi colori perchè dovevano rappresentare l’esercito del sud e quindi ci teniamo particolarmente. – sottolinea il dirigente – Siamo tornati indietro di quarant’anni, col direttore di gara costretto ad arbitrare con il fratino, e non ci viene data la possibilità di ovviare nel modo giusto. Volevo acquistare una serie di maglie arancioni per gli arbitri ma mi è stato detto che non era possibile, siamo obbligati noi a cambiare. Non capisco come sia però possibile, l’AIA non fornisce ai suoi affiliati un’altra maglia e sono costretto io a comprarla? Allucinante”.
ZERO DIALOGO, COSI’ NON VA
Tornando alla questione puramente arbitrale, uno dei problemi più grandi riscontrato sui campi della Campania è l’assenza di un dialogo costruttivo tra fischietti e società: “Purtroppo il binomio arroganza-impreparazione è un qualcosa di letale, non c’è più buonsenso e umiltà, a questi ragazzi viene fatto un lavaggio del cervello. Le uniche cose che senti quando vengono al campo riguardano i colori delle divise, la distinta, poi in campo assistiamo a veri e propri disastri, la situazione sta diventando esplosiva. – precisa La Peccerella – L’arroganza di questi ragazzini poi è ai massimi livelli, non parlo di quando c’è magari una protesta ma proprio il parlare civilmente è diventato un tabù. Per gli arbitri al primo posto c’è il colore delle maglie, ci fanno impazzire prima della gara, ma poi non hanno la giusta preparazione tecnica”.
EPISODIO INCRESCIOSO OGGI
Chiosa finale sulla gara odierna e, soprattutto, su un episodio che ha del clamoroso: “Può capitare che ci sia un rigore dato o non dato, ognuno poi in questi casi la vede in un modo differente, però quanto accaduto oggi ha davvero superato ogni limite. Oggi il direttore di gara ha espulso i due allenatori, sia quello dell’Acerrana che quello del Neapolis, perchè hanno lasciato l’area tecnica per soccorrere un ragazzo in campo. Trovo assurdo tutto questo e inoltre, a fine gara, anche l’osservatore arbitrale ha tenuto a rapporto per oltre un’ora il direttore di gara negli spogliatoi. Non c’è interazione, dialogo, siamo giunti ad un punto di non ritorno”.