NAPOLI. Tecnico di comprovata esperienza, da dodici anni si diletta ad allenare nei campionato dilettantistici della Campania, la nostra redazione ha raggiunto Giovanni Durazzo per fare il punto della situazione sul progetto che sta seguendo in quel di Santa Maria la Carità e sulla pandemia da Covid-19 che inevitabilmente influenzerà anche la prossima stagione sportiva.
STANDBY MA NON TROPPO
“Durante la sosta forzata a causa della pandemia da Covid-19 ho cercato comunque di creare un contesto nuovo in quel di Santa Maria la Carità, dopo due anni in cui fondamentalmente si è rimasti fermi sono stato richiamato per definire le linee guida di un progetto davvero interessante. – ha esordito il tecnico – I sammaritani mi avevano chiamato due anni fa in Promozione, all’epoca affrontammo un torneo con una squadra molto giovane visto che loro sfruttarono il ripescaggio per partecipare. Praticamente con una juniores raggiungemmo in maniera brillante la salvezza, in poco tempo riuscimmo ad assemblare una squadra interessante. Risolta la questione stadio, e con un gruppo forte, abbiamo iniziato a progettare in un contesto decisamente diverso rispetto al passato. A Santa Maria la Carità oggi possono contare su una struttura molto bella e funzionale, grazie alla valorizzazione dei giovani si vuole portare il calcio che conta in città. Oggi, nel pieno rispetto delle norme sanitarie anti Covid, stiamo svolgendo una sorta di ritiro con partitelle ed esercitazioni a campo ridotto e credo che dopo un biennio di lavoro dovrei ritrovarmi con un gruppo importante pronto a battagliare per le prime posizioni”.
ANNUS HORRIBILIS CAMPANO
“Credo che col tempo saremo quasi costretti a prendere provvedimenti, nel momento in cui non ci saranno più vie d’uscita per invertire la rotta si dovrà per forza investire sui giovani e le strutture. Oggi purtroppo, in virtù di investimenti sempre minori sulle nuove leve, si è giunti ad una situazione dove manca materiale umano su cui lavorare. A Santa Maria, per evitare ulteriori sprechi di tempo e denaro, abbiamo deciso di puntare su ragazzi giovani del territorio. Carenze strutturali in Campania? Credo siano evidenti ormai, anche a livello organizzativo nella nostra regione si cerca di strafare in contesti che invece andrebbero vissuti con ragazzi del posto ai quali non deve mai mancare la voglia di giocare a calcio. Spesso si punta in maniera opportunistica a raccogliere solo qualche rimborso, dunque alla base credo ci sia il problema di un discorso dilettantistico da basare sugli stipendi e non sui rimborsi spese. – spiega Durazzo – Il calcio è bello perchè la gente lo segue, i due anni di Covid hanno portato tifosi e addetti ai lavori a disperarsi per l’assenza del calcio minore, io alleno da dodici anni e posso confermare che seguo più i dilettanti che i professionisti. Alla lunga bisogna capire che tornei come l’Eccellenza e la Promozione servono a mettere in evidenza le qualità dei giovani, far sì che possano poi affrontare in seguito contesti professionistici, una sorta di serbatoio senza dispendi enormi e inutili di risorse ma con l’impegno costante nei confronti dei ragazzi che vivono il calcio nei vari territori“.
DUBBI SULLA RIPARTENZA, RIAFFIORANO I POSITIVI
“Credo che bisogna spostare il discorso su un altro binario, il problema Covid resta forte perchè ci sono gli asintomatici e quindi circola gente che magari ha contratto il virus e non lo sa. Credo che il Governo, attraverso il sistema sanitario nazionale, debba inquadrare lo sport come contesto in cui inquadrare e isolare meglio i contagiati per prevenire l’aumento dei casi. Non è di certo bloccando i campionati che si ferma la corsa del virus, magari si può ripartire definendo i tamponi a tappeto ogni settimana a distanza di tre giorni dalla gara di modo che in caso di nuovi positivi si ha il tempo di isolare e controllare nuovamente. – conclude il tecnico – Il protocollo è stato fatto, è vero, ma ci sono sempre i furbi pronti a trovare la scorciatoia e per questo servono maggiori controlli, negli ultimi mesi credo che da questo punto di vista ci sia stato uno spreco di soldi enorme che bisognava evitare distribuendo magari i tamponi alle società ogni settimana ed effettuare controlli più stringenti”.
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