Decima giornata di Serie A che ancora deve concludersi, stasera Milan-SPAL che vista la classifica può tranquillamente ritenersi uno scontro salvezza, provocazione o meno è chiaro che i rossoneri in caso di ko sarebbero risucchiati nella lotta per non retrocedere. Al netto del discorso legato al campo, a tenere banco al momento è la questione arbitrale, la questione VAR.
GLI EPISODI CONTESTATI
Ieri sera è esplosa la rabbia del Napoli, diversi gli episodi contestati dagli azzurri nel pari amaro contro l’Atalanta, un Carlo Ancelotti insolitamente irrequieto nel post gara e De Laurentiis che non le manda a dire, attaccando Presidente AIA e capo dei designatori del massimo campionato professionistico di calcio italiano. Non solo a Napoli arbitri e VAR sotto accusa, infatti anche a Torino e Udine non sono mancati episodi che hanno generato polemiche feroci, si pensi ad esempio ai rossi discutibili comminati a Fazio e Cassata.
VAR STRUMENTO E NON ARBITRO DELLE GARE
Dopo un’attenta riflessione è chiaro che non bisogna farsi trascinare dalle reazioni di pancia, ma analizzando comportamenti e parole dei protagonisti giungere ad un qualcosa che possa fattivamente migliorare un sistema arbitrale che ad oggi qualche falla l’ha palesata in merito alla gestione del VAR. Uno strumento tecnologico nato per aiutare i direttori di gara, spesso si è detto a petto in fuori, ma come giustamente ha sottolineato il tecnico del Napoli, non può e non deve sostituire il direttore di gara. La frase “ha arbitrato Banti e non Giacomelli” deve aprire un’attenta riflessione, piuttosto che alzare un polverone inutile che, è dimostrato, non fa altro che lasciare le cose come stanno. Oggi molti club sostengono che non è sempre chiaro il procedimento che spinge il direttore di gara a chiedere l’ausilio della tecnologia, spesso dirigenti e presidenti hanno chiesto “di poter andare a vedere” per accettare in maniera più serena alcune decisioni.
IPOTESI NON PERCORRIBILI E PROPOSTE
Una premessa doverosa però va fatta, per quanto la tecnologia possa aiutare non bisogna mai dimenticare che dietro questi strumenti restano pur sempre degli uomini, capaci di operare nel bene o nel male. C’è un regolamento da applicare, dei protocolli da seguire, ma la sensazione è che la discrezionalità delle decisioni resta sempre salda nelle mani dei fischietti e quindi ad oggi appare difficile pensare ad un modo per diradare le ombre che aleggiano sul VAR. In molti hanno invocato la possibilità, da parte delle società, di richiedere l’intervento del VAR per un massimo di due volte a testa in una singola gara. Può essere un primo passo, ma non la soluzione. Mostrare l’episodio nei maxi schermi dello stadio a migliaia di persone? E se l’arbitro pur guardando le immagini dovesse scegliere una opzione non gradita ad una parte del pubblico? No, sinceramente non sembra la soluzione più corretta.
DIALOGO COSTRUTTIVO, SI FACCIA UN PASSO INDIETRO PER…
Dagli sfoghi dei Presidente e dei dirigenti, quando si toccano questi temi, appare evidente però una cosa: non c’è forse il giusto dialogo tra la classe arbitrale ed il resto degli attori del calcio. Si, proprio attori è la parola giusta in questo caso. Non voglio e non posso pensare che Presidenti che sborsano milioni di Euro per gestire i propri club non abbiano contezza di come funzioni il sistema che li governa, ci sono riunioni federali ad hoc per discutere di determinate criticità o dobbiamo pensare che si parli soltanto della spartizione dei diritti tv? No, non ci crediamo, e dunque appare chiaro che un difetto di comunicazione tra le parti c’è, magari i fischietti, spesso visti giustamente o a torto come casta chiusa ed autoreferenziale, si aprano per la prima volta ad un dialogo sincero sulle difficoltà e sul proprio operato con chi finanzia la giostra del gol. Sembra si sia giunti al punto in cui, o si fa un passo indietro per farne due in avanti o si resta ancorati sulle proprie posizioni senza che nulla cambi.
LA POLEMICA DEL GIORNO DOPO
In sintesi, piuttosto che riempire le pagine dei giornali e dei blog soltanto con le analisi su cosa si è sbagliato o con gli sfoghi di un Presidente piuttosto che un altro, si rifletta anche su tutto il sistema che genera tali situazioni. Il problema, in questi casi, non è mai unilaterale. Non possiamo pensare che sia sempre e solo colpa degli arbitri e che il VAR di colpo sia da demonizzare, siamo tutti concausa del sistema. A partire dalle testate giornalistiche, che nell’era del click e dei consensi facili spesso ci sguazzano sulla polemica piuttosto che aprire un dibattito costruttivo, fomentano l’odio tra squadre per poi lamentarsi della violenza negli stadi, del razzismo, e via discorrendo, alla lunga appare abbastanza evidente che tutto questo non paga. Gli errori ci sono, ci saranno sempre, ma devono far parte di un percorso di crescita e non sarà possibile azzerarli mai del tutto, questa è utopia assoluta, ma almeno si cerchi di “non rompere il giocattolo”. Cari presidenti, arbitri e colleghi giornalisti, i tifosi ci guardano, ci leggono, e in futuro ho sempre pensato che dovremo dar conto di tutto questo anche ai nostri figli e nipoti, dunque è ora di crescere ed assumersi ognuno le proprie responsabilità, VAR o non VAR non rompiamoci da soli il calcio.